sabato 25 novembre 2006

La mela canterina





Le parole sono orgogliose ballerine che danzano solo dove ne è predisposta la sala, non vedrai mai le mie parole ballare in angusti spazi. Pertanto non ti crucciar oltre, se ancora ascolti l’eco del mio dire è perché il tuo cuore crede.

Chi sei tu che canti a voce tanto alta?

Disse una voce potente, dall’interno di una angusta grotta.

Sono una mela!

Rispose una piccola voce.

Semplicemente una mela di un grande albero.

E tu semplice mela, come osi disturbare il mio sonno? Smettila di cantare, te lo ordino, hai già disturbato abbastanza.

La piccola mela per nulla intimorita dal tono minaccioso della voce, rispose:

Io non ti temo sappi, il sole sul mio vivere è alto e il grande albero da cui protendo, mi nutre attimo dopo attimo. Quello che tu chiami canto è semplicemente il sospiro della mia anima. Pertanto rassegnati buia voce, finché avrò vita non smetterò mai di cantare, io sono nel viver per dire.

Il tuo canto, parla di luce, giardini fioriti, aria fresca e pulita, ma nel buio di questo luogo, dove io vivo, le cose di cui narri sono solo fantasie lontane. Entra e sperimenta anche tu il viver oscuro.

Fratello mio, di quella buia grotta, da cui proferisci parola, conosco ogni millimetro. Le sue pareti ancora trattengono il mio sangue, ho camminato a lungo nei suoi bui anfratti prima di divenir mela.

Conosco bene il buio soffocante che ora ti cinge il respiro, il mio canto non è uno sfoggio saccente di una verità a te lontana, ma è un faro acceso per indicarti una via. Ma se nel tuo cuore non troverai spazio per le mie parole, basterà non ascoltarle più, ed esse lasceranno il luogo del tuo vivere.

Le parole sono orgogliose ballerine che danzano solo dove ne è predisposta la sala, non vedrai mai le mie parole ballare in angusti spazi. Pertanto non ti crucciar oltre, se ancora ascolti l’eco del mio dire è perché il tuo cuore crede.

Credere? Io non credo a niente e a nessuno. Ho negli anni scritto la mia legge e delle sue ferree regole oggi mi cingo i piedi.

Osservo con tristezza le scarpe ritagliate dalla tua ragione, esse sono il frutto della tua errata visione, allungheranno di molto il tuo cammino, perché sorde e cieche all’amore. Le strade del viver son tante, ma sappi, che tutte prima o poi ti congiungeranno alla luce, percorri interamente la tua grotta, la luce è alla fine del sentiero.

Sai dirmi allora, tu che vivi alla luce del sole, quando ne uscirò?

Non lo so!…La tua vita e nelle tue mani, fa le giuste scelte e presto potrai scorgere il sole, e poi… ti verrà fatta una domanda.

Di che domanda si tratta?

Vuoi appartenere al grande albero?

E tu liberamente sceglierai se entrare o meno a far parte del molteplice. Ma per ora è presto, pensa a camminare velocemente, e finché sentirai la mia voce sappi che sei sulla strada giusta. Io canterò sino a quando avrò vita e dopo di me giungeranno i figli di una nuova era, e quei figli siete voi che ora mi ascoltate.

Perché lo fai, mela, potresti goderti la tua vita e il tuo sole?

E la mela dall’alto del suo ramo, coccolata da un caldo raggio di luce disse:

Il sorriso è il fiore più bello del vivere, ma se lo stringi al petto senza mostrarlo al vivere, esso appassirà.

Voglio esprimere la mia gioia di vivere, affinché non resti uno sterile ed egoistico raggiungimento, ma divenga terra fertile per chi è ancora lontano dalla verità. La vita genera vita, così come l’odio genera odio, e il mio sorriso genererà sorriso.

Aver raggiunto il grande albero non mi libera dalla responsabilità del vivere. Ed una vita non si realizza solo attraverso i propri passi, ma anche e soprattutto attraverso i passi del prossimo.

Io non ti credo!

Capisco, disse la mela, allora ti saluto, da questo momento il tuo cuore non potrà più ascoltarmi.

Addio disse la buia voce!

La mela riprese a cantare per chi ancora voleva ascoltarla, non avrebbe smesso mai più, lo aveva promesso al grande albero quando anche lei era buia voce, ed ora che ne era uscita, aveva con gioia dato realizzato al giuramento fatto.

Mela, mela?

Di nuovo la buia voce, prese a chiamarla.

Ma io ti ascolto ancora, eppure ho apertamente espresso il mio diniego al tuo dire.

E la mela sorridendo disse:

Non potrà mai essere la tua ragione a scegliere di non ascoltare, il vero rifiuto deve giungere dal cuore, evidentemente il tuo cuore ancora crede.

Ed ora che faccio?

Vivi la tua vita, e quando riuscirai a mediare tra la voce del cuore e quella della ragione, potrai avanzare in questa angusta grotta, sino ad uscirne.

Vieni alla luce, il tuo giardino ti attende e il grande albero vuole abbracciare un altro suo eroe.

La buia voce prese ad avanzare sempre più nella grotta e dopo molto tempo, richiamò di nuovo la mela.

Mela, mela?

Si?

La mela si voltò e vide al suo fianco una meravigliosa mela rossa e matura.

Ti ricordi di me?

La piccola mela, lo guardò incredula non aveva mai dimenticato la sua voce ed ora vederlo mela al suo fianco la commosse profondamente.

Si mi ricordo di te, eri la buia voce, bravo sei giunto!

Disse la mela.

Il dolore ti acceca piccola mela! Scusa se ti ho contrastata quando ero ancora prigioniero del buio.

Che importa il tuo cammino era giusto, oggi sei qui ed appartieni al grande albero, non ho da recriminarti niente, che tu sia il benvenuto!

La nuova mela prese ad intonare il suo canto, un canto meraviglioso che commosse il cuore della piccola mela.

La piccola mela continuò a cantare, e molte buie voce giunsero nel tempo ad appartenere al grande albero, attraverso quella via che lei aveva così fortemente voluto.

Ed un giorno con il cuore colmo d’amore, disse al grande albero:

Questa strada la dedico a te che sei la vita del vivere, è mio desiderio che resti lì anche dopo di me, ti prego fa che sia così.

E il grande albero rispose:

Così è scritto, da quella piccola mano tesa al cielo ne verranno molti. Resti un arcobaleno di luce a congiunger il viver del cielo a quello del mondo per sempre.

L'artigiano Saggio

Un giorno chiesi: Aiutami a Crescere mio figlio, ho paura di sbagliare lo amo troppo.

Le vostre mani potranno plasmare anfore sane, ma sarà il fuoco del vivere a consolidarle indurendone la forma. Voi come artigiani saggi, plasmerete le vostre anfore e senza attender tempo lascerete che il fuoco del viver ne consolidi le forme.

Come potreste imparare a vivere, se la mano del divino fosse sempre lì pronta a sollevarvi dalle vostre responsabilità? Un figlio incerto nasce da un padre troppo presente, mentre un figlio responsabile ha da solo portato i pesi del vivere.

Possano i vostri figli liberarsi dalla stretta affettiva, prima di divenire foglie in balia dei venti. Il primo insegnamento da impartire è la piena responsabilità della propria esistenza.

Le vostre mani potranno plasmare anfore sane, ma sarà il fuoco del vivere a consolidarle indurendone la forma. Voi come artigiani saggi, plasmerete le vostre anfore e senza attender tempo lascerete che il fuoco del viver ne consolidi le forme.

Un vaso sano è cotto nei tempi giusti, plasma pure il tuo vaso a tua immagine e somiglianza, ma non dimenticare mai, che solo il fuoco renderà saldo l’insegnamento della tua mano.

Saggio artigiano, il cielo ti osservava quando il tuo occhio confuso, aveva teso l’orecchio all’anima, ma in quella terra santa coabitavano due voci, la tua paura e la tua saggezza:

Tendi la mano a tuo figlio, lo salverai da sconfitta certa.

Mentre l’altra diceva:

Non tendere la mano a tuo figlio, lo salverai da una sconfitta certa.

Ed in quel momento tu da solo, nel buio del tuo cuore, hai saputo prendere la giusta decisione, e tirando via la mano hai fatto la salvezza di tuo figlio.

Se è così per il piccolo uomo che cammina nel palmo della tua mano, perché ancora fingi di non capire?

La stessa legge vige sul tuo capo!

Tu altro non sei che un piccolo uomo nel palmo della sua mano. Una mano saggia che non può cadere in errore, perché sa che le debolezze del cuore forgeranno figli fragili.

Pertanto non attender che la sua mano sollevi i pesi che hai indosso, essi resteranno lì dove sono finché la tua anfora sarà ben dura e forte, e quel giorno la stessa mano ti tirerà fuori dal fuoco

Il Sole nel Cuore


Sia l’uomo fonte di vita per il mondo e non arido deserto dove la vita langue.

Le lacrime versate nella comprensione, saranno il mare dal quale vi ergerete completi.

Occhi nuovi vi guideranno sino a quel Sole che ne avrà accresciuta la sapienza.

Quando la sorgente viva presente in ogni cuore avrà ripreso a scorrere copiosa,

la luce del Sole vi chiamerà per nome, solo allora le porte del vivere si schiuderanno al degno passo di un nuovo sovrano

che s’innalzerà al cielo con il Sole nel cuore.

Meriti di più!

Disse il Sole all’Acqua.

Tu tra tutte sei la limpida sorgente della verità, attraverso i tuoi allegri fluttui la luce dell’arcobaleno viaggia veloce nelle buie ferite della terra, e le aride zolle rivivono al tuo semplice scorrere.

Acqua vorrei che del vivere tu divenissi regina, perché nessuno più di te merita di ricevere tale onore.

Acqua, si ridestò dal suo elemento naturale, la sua limpida trasparenza e le sue fresche forme, incantarono il creato, scoiattoli volanti, uccelli variopinti, volpi dall’occhio vispo, e lupi affamati, fermarono la loro corsa, che incantati dalla sua rara bellezza, restarono a guardarne la nascita, riconoscendola degna regina già prima del suo divenire.

Quel silenzio innaturale racchiudeva nel suo intimo un concerto di melodie mai ascoltate prima, capace di rinfrancare le aride terre dimenticate da secoli.

Acqua non si accorse del clamore nascosto dietro a quel silenzio, aprì le sue ampie ali e prese a volare incontro al Sole per ricevere la sua corona.

Durante il volo, piccolissime particelle d’acqua scivolarono leggiadre dal suo meraviglioso abito, e al contatto con l’aria presero vita. Ogni goccia allungò le sue piccole manine e stringendosi ai raggi di luce del primo sole, incominciarono a danzare. Le loro acrobazie incantarono il viver del mondo, creando uno spettacolare arcobaleno di luci tra cielo e terra.

Quando Acqua giunse al cielo, il Sole degno sovrano del cielo, l’accolse con un profondo inchino, segno della sua grande stima. Le porte del suo immenso castello si schiusero morbidamente al passo luminoso di questa splendida regina, e nel prenderle la mano disse:

Vuoi divenir mia sposa? Questo regno porta la luce del tuo sorriso, e il mio cuore ti appartiene.

Acqua guardò il cuore di luce del Sole, e felice e giuliva come solo lei sapeva essere rispose di si.

In quell’istante il Sole baciò Acqua illuminandola della sua stessa luce e nel grembo di questa nobile madre una luce abbagliante cominciò a brillare.

Acqua piena di luce, ridiscese in terra e per la seconda volta il viver del mondo si fermò alla visione radiosa di quell’essere di luce. Il Sole dal cielo costruì per la sua regina una dimora degna di sostenerle il passo, e quando giunse il tempo del parto scese in terra per benedire i suoi figli.

Da quel giorno il Sole possente sovrano dei cieli e Acqua regina madre in terra, fecero del viver un solo regno, e attraverso i passi dei loro figli, una nuova generazione di uomini con il sole nel cuore riuscì a vincere il grande freddo del mondo.

Sia l’uomo fonte di vita per il mondo e non arido deserto dove la vita langue. Le lacrime versate nella comprensione, saranno il mare dal quale vi ergerete completi. Occhi nuovi vi guideranno sino a quel Sole che ne avrà accresciuta la sapienza.

Quando la sorgente viva presente in ogni cuore avrà ripreso a scorrere copiosa, la luce del Sole vi chiamerà per nome, solo allora le porte del vivere si schiuderanno al degno passo di un nuovo sovrano che s’innalzerà al cielo con il Sole nel cuore.