venerdì 31 ottobre 2008

La Rosa - Favola

La Rosa

Come un vento annunciatore, un fragranza nuova si diffuse nell’aria.

Hai sentito questa folata di vento portava un intenso profumo di rosa. Chissà da dove proviene.

Disse un fiore ad un altro.

Non saprei in questo campo rose non se ne sono mai viste, eppure il profumo lo sento anche io ed è intenso.

Forse non è una rosa che emana questo profumo ma qualche altro fiore che ha una fragranza simile. Ma del resto potrebbe anche essere sbocciata una rosa a un metro da noi e non c’è ne saremmo neppure accorte. Haimè se avessimo una visione diversa delle cose forse potremmo comprendere meglio, ed invece siamo come ingessate, con le radici ben impiantante in terra, immobilizzate. Che infame destino.

Ma dai caro non fare così, tu per sei un girasole hai lo sguardo alto e gli occhi sempre immersi nella luce, che devo dire io che sono una campanella, lo sguardo basso e sempre rivolto all’ombra.

Hai ragione Campanella, mi bacchetterei se avessi una bacchetta, e soprattutto se avessi le mani. Non mi lamenterò più, oggi siamo fiori domani chissà chi vivrà vedrà, ops volevo dire chi morirà vedrà.

La campanella prese a ridere le battute del girasole era ben note a tutto il giardino, sapeva portare la sua allegria e la sua solare e cristallina risata ovunque, ma del resto il suo cuore era nella luce.

Bene ma intanto l’enigma non è risolto, qui vicino deve essere sbocciata una rosa ne sono certo.

Disse il girasole.

Caro ma seppure fosse sbocciata, cosa cambia!

Scherzi? Non sai cosa cambia? Cambia, cambia moltissimo.
La rosa è la regina dei fiori, il suo profumo è intenso unico, ha una forza enorme è penetrante.

Capisco hai ragione, ma è un fiore sempre e comunque, ogni fiore ha la sua beltà, permettimi questo piccolo obolo alla vanità, quando parli della rosa mi sembra quasi che ti dimentichi che anche noi siamo fiori.

Non volevo sminuire niente e nessuno, ma la rosa è la rosa.

Il girasole dall’alto del suo stelo, cercava la rosa, voleva scorgerla ma il prato era pieno di fiori e pertanto chiese aiuto ad un sua operaia.

Apetta!

Dimmi girasole, sento forte ed intenso il profumo di rosa, puoi girare per il giardino e vedere se per caso ne fosse sbocciata una?

Certo girasole!

E Apetta si mise a volare per tutto il giardino e improvvisamente esclamo:

UNA ROSAAAAAAAA!!!

Ne ero certo è sbocciata una Rosa.

Disse commosso il girasole. Il giardino tutto, era incredulo,era da tempo che non ne nasceva una.

Una rosa in questa stagione, è qui per un annuncio di certo.

Disse il girasole.

Davvero?

Disse la campanella emozionata.

Cosa deve dirci?

Non lo so, dovremmo chiederlo a lei.

Apetta, va è chiedile cosa è venuta ad annunciare.

L’Apetta corse dalla rosa e con grande rispetto chiese:

Regina dei fiori, cosa il tuo nobile cuore è venuto a dirci.

La rosa sorrise alla delicatezza dell’Apetta che non aveva neppure osato avvicinarsi a lei.

Apetta, non è già un annuncio che io sia qui? Vedi non sboccia una rosa se non ne viene piantato il seme.Di al Girasole che è tempo.

L’ Apetta corse dal Girasole e riportò le parole della Rosa è il Girasole annuì.

Il cielo divenne buio in un istante e i fiori del giardino sollevarono le radici dalla terra, ed uno dopo l’altro presero a salire una lunghissima scala dai colori dell’arcobaleno, che era apparsa per unire la terra al cielo.

Ed una volta su, mutarono la loro natura in stelle.

Cosa è accaduto disse la campanella al girasole, cosa siamo diventati.

Siete diventati stelle.

Disse una voce. E il girasole pieno di luce disse:

Sei la rosa?

Si girasole, sono la rosa.

Ma io non ti vedo, dove sei?

Girasole io sono la scala.

giovedì 30 ottobre 2008

1+1+X=domani - Favola

1+1 + X= domani

Sono di nuovo sveglia! Uffa è possibile che non riesca a fare un solo sonno? Ma è sempre tutto uguale!

Esclamò avvilita l’Aurora nell’aprire un solo occhio, e nel vedere la grandissima montagna che le aveva ostacolato il procedere nella vita, ancora immobile nel suo orizzonte.

E’ meglio che torni a dormire!

Buongiorno dormigliona, ben svegliata?

Intervenne una voce giuliva.

No ti prego non parlare altrimenti mi sveglio completamente, e meglio che mi rimetta a dormire subito, qui non ho niente da fare.

In che senso scusa?

…insomma mi vuoi svegliare per forza!!!! Ti prego non parlare più! Zittaaaaaaaaaaaaa!

Ripetè l’Aurora irritata.

Ma cara io sono l’Alba della Vita e non passo mica per tutti, ed oggi sono qui per te.
Per me?

Penso che hai sbagliato indirizzo, due alberi più avanti, gira a destra, poi subito a sinistra e troverai certamente chi era in attesa dell’Alba.

E tu Aurora non aspetti la tua Alba?

Io???

Rispose in preda ad una risata isterica l’Aurora.

Io l’aspettavo si, ma tanto tempo fa, e da un pezzo che non l’aspetto più.

Disse l’Aurora con voce delusa. Ma l’Alba non si diede per vinta, l’avevano già avvisata che non sarebbe stato facile svegliare quell’Aurora.

Beh visto che ora sei desta vorrei presentarti il tuo Domani!

Il Domani lo conosco…evitati il disturbo.

E come faresti a conoscere il Domani se ancora non lo hai visto?

Facile il domani è un operazione matematica, basta prendere quello che ora possiedi -1-, addizionandolo al tempo che inevitabilmente scorre – 1-, più la variabile –X- che potremmo chiamare anche in altri modi “l’imprevedibile” o “i guai grossi”.
pertanto: 1+1 + X = domani.

Così tu hai già chiaro il tuo domani e non sei neppure un po’ curiosa?

Se insisti tanto! Visto che sei venuta sin qui, mostrami il Domani! Ma come ti ho detto lo conosco già 1+1 + X = domani.

Ma la vita non è un calcolo matematico mia cara, così facendo tu ne svilisci le innumerevoli possibilità, e se la variabile ribaltasse la tua vita?

Cara Alba le variabili non sono quasi mai positive, la storia umana lo insegna. Comunque sono qui, purtroppo sveglia, mostrami il domani.

L’Alba salì sulla cima dell’altissima montagna che ormai da tempo ostacolava il sorgere dell’Aurora, e gridò:

DOMANI!!!!!!!!!!!!

Ed ecco la montagna mutare in oro.

L’Aurora era incredula il suo più grande limite era diventato la causa della sua fortuna.

E’ uno scherzo vero? Quella montagna non può essere diventata la mia ricchezza.

Aurora è tempo di sorgere!

Disse l’Alba.

Ti annuncio il tuo successo, sorgerai adesso.

L’Aurora che aveva preferito addormentarsi nella paura di uno scontato domani, vide il suo più grande limite diventare la sua più grande fortuna, e da quel giorno capì che nella vita niente è scontato, la vita non è un calcolo matematico, dove le somme sono tirate dalla mano della nostra stanchezza. La vita è un dedalo di emozioni, un ventaglio di occasioni, un rimescolio di sogni, la vita è la luce di un alba nuova che giunge quando tutto appare vecchio ed ingrigito, la vita è il sussultare intenso ad ogni età, la vita è un cuore che si schiude al suo cuore .

Cavalca l’arcobaleno del tuo esistere, il domani non è lo statico calcolo che la tua stanchezza ti suggerisce, il tuo domani sarà quello che il tuo cuore sogna è questa la variabile che andrai a collocare nella tua operazione matematica: 1+1+SOGNI= DOMANI


Cavalca l’onda dei tuoi sogni, per vivere nel tuo domani di luce.

mercoledì 29 ottobre 2008

Gli Afosentieri


Solo nel concepire un pensiero sano
ti sarai tenuto davvero per mano.

Un pensiero sano
è il frutto di un “corpo” integro.


Nella lacrima di un dolore
il primo dottore,
alla malattia provvede
sol chi la vede.



Nella luce dell’appartenenza
troverai la tua essenza
e del domani
stringerai le chiavi tra le mani.


Per chi ha il Sole nel Cuore
il Mondo è uno stretto
e buio corridoio.

Il frutto buono - Favole

Il frutto buono

Stavolta sono stanca basta!

Disse una mela all’albero.

Lasciami cadere!

Il nulla è meglio, del patire questo dolore, guarda questo verme che lentamente mi sta divorando, mi fa male, fa che io non assista a questa crudeltà, fammi cadere prima.

La mela parlava con disperazione al suo albero, ed improvvisamente il bruco che la divorava prese a parlarle.

Scusa ma parli di me? Sarei io l’essere immondo che ti porta tanta disperazione?

Il bruco prese a grattarsi il capo con la sua piccola manina, come incredulo all’affermazione della mela.

Si, sei tu malefico verme delle tenebre, che minacci la mia esistenza, possa tu bruciare nel fuoco dell’inferno per il male che mi stai facendo patire.

Gentile mela, vorrei precisare che non sono affatto un verme oscuro, ma un simpatico e giocondo bruco, la mia natura è ben diversa da quel che credi, io sono destinato a divenire farfalla e non voglio si confondano le cose. Spero ti sia chiara la distinzione, sono un bruco e non un verme, intesi???

Disse il bruco profondamente risentito e poi aggiunse:

Per il resto anche volendo non potrei scusarmi con te, io sento semplicemente fame e da qualche parte devo pur trovare cibo?

Bruco o verme non conta per me, conta solo il dolore che mi procuri ogni qualvolta che apri la bocca per mangiare, devi convenirne.

Fu in quel momento che la mela fu colta da una mano.

Bella questa mela!

Disse una voce.

L’hai colta papà, ma era già matura?

Si maturissima pensa che era talmente dolce e succosa che un bruco se la voleva mangiare! Guarda il buchino?

E fece per mostrare alla figlia il piccolo foro sulla mela.

Figlia mia, ti sei mai chiesta come un buon contadino distingua un frutto buono da uno non buono?

Dal colore della buccia papà, o forse dalla dimensione del frutto?

No piccola un frutto buono si distingue dagli altri, perché maggiormente attaccato dai predatori.

Perché?

Perché la natura è un grande e solerte contadino e sa riconoscere i frutti buoni prima di chiunque altro, ed io non faccio altro che seguirne i segnali.

Ma papà quella mela aveva un bruco dentro che le divorava il cuore? Pensa a quanto ha sofferto.

Si lo so piccola ma vedi senza quel bruco io non avrei saputo che questa mela tra tante era speciale.

Ora c’è la mangiamo!

Disse il padre.

E il bruco?

Lo togliamo logicamente!

Papà non lo uccidere è tanto carino.

Disse la bambina mentre osservava piena di meraviglia il bruco camminarle sul dito.

No piccola che dici, io uccidere un essere vivente non sia mai detto. Tutto nella vita ha la sua competenza e questo piccolo e grassottello bruco ha solo dato realizzo alla sua natura.
Rimettilo sull’albero, saprà dove andare.

La Bambina prese il bruco e lo appoggiò con delicatezza su un ramo dell’albero, mentre il papà aveva già sbucciata la mela.

Buonissima!!!!

Esclamò la bimba estasiata, dopo aver dato un solo morso alla mela.

Avevi ragione non ho mai mangiato una mela più dolce di questa, quante cose ci insegna la natura.

Disse poi sospirando la piccola.

Vero piccola mia, talvolta basta semplicemente saper guardare.

E fu così che l’uomo “riconobbe” il frutto buono, quello che nel cuore aveva il suo dolore.

martedì 28 ottobre 2008

Il seme della Stima - Favola

Il seme della Stima

Non conta chi tu sia per gli altri
ma conta quel che sei per te..

Non conta come verrai considerato
ma conta come tu ti consideri.

Non conta come ti vedrà il mondo
ma conta come ti vedi tu.

La Stima è un seme sano
che crescerà dal tuo cuore non lontano

Sarai Stimato
solo se ti sarai Amato.

Io sono il seme della Stima e voi chi siete?

Non mi riconosci?

Disse una voce spavalda e autoritaria.

Io sono il seme dell’Orgoglio!

Ed io sono la Vanità!

Disse poi una voce suadente e allo stesso tempo penetrante, e questo piccolo è nostro figlio il Sogno.

Benvenuto nella nostra terra!!!

Aggiunse poi l’Orgoglio.

Vostra terra?

Disse colto dal dubbio la Stima, a me non risulta che questa terra vi appartenga, questa terra appartiene al suo cuore, noi ne siamo solo i semi.

Modesto sei, cara Stima.

Intervenne Vanità.

Non hai ben compreso il ruolo dominante che invece abbiamo, meglio così, non mi entusiasmava molto dover intraprendere un’altra lotta. Addio!

E poi rivolgendosi ad Orgoglio disse:

Caro un nemico in meno sulla strada della vittoria, la Stima nasce già perdente.

Ed entrambi incominciarono a ridere mentre si allontanavano spavaldi.

La Stima che era appena arrivata su quella terra, ed aveva già avuto un accoglienza poco calorosa, riprese il suo viandare incominciando a guardarsi intorno, e vide la mano dell’Orgoglio e della Vanità aver già innalzato ponti e costruito strade, e camminando tra i sentieri stranamente deserti, incominciò a domandarsi dove fossero finiti tutti gli altri semi.

Aiuto! Aiuto!

Una vocina debole quasi come un soffio, chiedeva aiuto e la Stima prese a cercarla ovunque ma inutilmente, solo dopo tanto tempo capì che proveniva da sotto i suoi piedi, sepolta sotto metri e metri di terra.

Cara calmati, sono qui.

Disse con intenzioni eroiche la Stima, prese poi a scavare a mani nude procurandosi graffi e profonde ferite, ma non si fermò sino a quando non l’ebbe tirata fuori.

Cara come ti chiami - Disse poi:

Io sono l’Umiltà, a te la mia infinita stima e tu chi sei?

Per l’appunto io sono la Stima.

Rispose.

Cavaliere per natura essendo io l’Umiltà, viaggiavo in questa terra nell’offrire il mio umile sostegno, ed un giorno fui attaccata da due creature Vanità e Orgoglio, che mi seppellirono sotto metri e metri di terra.

Cieche creature!

Disse la Stima, indignato, mentre portava al riparo l’Umiltà stanca e ferita.

Cara riposati riprenderemo il viaggio insieme domani.

Non appena l’Umiltà fu in grado di viaggiare, i due ripresero il cammino, la Stima con circospezione perlustrava millimetro dopo millimetro la terra di quel cuore, voleva portare il suo aiuto a chiunque fosse in difficoltà, e vide un seme marcire nello stagno putrido delle lacrime nere.

Allungò la mano per tirarla fuori da quelle acque di morte, trascinandola in salvo.

C’è speranza!!!

Urlò Stima, pieno di soddisfazione per aver tratto in salvo un altro seme.

Come ti chiami dolce creatura!

Hai appena pronunciato il mio nome mio signore, io sono la Speranza, camminavo stringendo tra le braccia mio figlio Sogno, me lo hanno portato via due creature, sono disperata aiutami, Aiutalo.

La Stima era oramai su tutte le furie, il bambino che stringeva tra le braccia la Vanità era il figlio della Speranza, non il suo. Accompagnato dalla Speranza e dall’Umiltà, s’incamminarono per quella strada alla ricerca del piccolo Sogno, e quando si trovarono di fronte Vanità e Orgoglio, la Stima disse:

La terra del cuore non è campo di battaglia, non si uccidono i semi e non si prende il comando di niente, si convive semplicemente sotto il sole dell’amore, ma voi due avete fatto di questa terra un arida steppa, restituite Sogno alla Speranza.

Nel frattempo Orgoglio aveva sguainato la spada dicendo:

Quel bambino è mio figlio non lo avrai.

Quel bambino non ti appartiene Orgoglio, la tua forza superiore nasceva dall’aver soffocato l’Umiltà e la Speranza, ma ora sono entrambe al mio fianco e ti dico che l’Umiltà è tua sorella e la Speranza vostra madre.

Orgoglio senti un dolore lancinante allo stomaco come se due pugnalate profonde gli fossero state inferte, ma Stima non aveva neppure sguainato la sua spada.

Voi tutti, siete i figli della Speranza, in voi i colori e le molteplici sfumature di questa immensa terra che attraverso voi fiorirà, in voi i suoi sentimenti, i suoi pentimenti, i suoi ardimenti…ma nessuno di voi tenti di attuare i suoi intenti, la terra del cuore non è terra di conquista.

Ma se noi siamo tutti figli della Speranza tu Stima chi sei?

Io sono il frutto della vostra comprensione, ma se voi non comprenderete d’essere tutti semi ugualmente preziosi nella terra del cuore, io non potrò mai vedere la luce.

Io sono la Stima e nasco solo nella terra dell’amore dove l’armonia è sovrana.

Un viso senza sorriso - Favola per una bimba che aspetta un bimbo

Un viso senza sorriso


Mi presteresti un sorriso?

Chiese un giorno un viso.

Vorresti un sorriso? Io non ne vendo ma posso ispirarne la nascita.

Davvero? Allora aiutami ed in cambio di questo sorriso io ti darò…

Ma la vita non permise al viso di completare il suo pensiero, e lo interruppe dicendo:
Il tuo sorriso per me sarà già una ricompensa. E fu così che la vita prese per mano quel viso senza sorriso, e lo portò con se in paradiso.

Vieni vorrei mostrarti qualcosa!

Quel viso non aveva mai conosciuto il sorriso vero, quello che nasce dal cuore e poi illumina il volto, e aveva sempre ben distinto il sorriso di circostanza da quello che dal cuore avanza. Giunse in paradiso e la vita gli mostrò lo sbocciare di un fiore, il viso lo guardò e disse:

E’ meraviglioso Vita …ed accennò ad un sorriso d’apparenza, perché anche nel riconoscere la meraviglia di quel fiore, non riuscì a sentirlo nel suo cuore.

E allora la vita mostrò a quel viso stanco, dei bambini che giocavano allegri e spensierati, e il viso accennò di nuovo a quel sorriso statico, e la vita capì che neanche quella visione luminosa gli aveva toccato il cuore.

Non conoscerò mai un sorriso vero quello che nasce dal cuore!

Disse mosso da profonda disperazione il viso senza sorriso. La vita era pensierosa, nel chiedersi come mai quel viso non riusciva a percepire i lati più teneri del vivere. Allora portò il viso in riva di mare e gli fece guardare dei delfini, che lieti saltavano tra le acque emettendo gridolini di gioia pura e semplice.

Ma neppure la gioia dei delfini riuscì ad entrargli nel cuore, allora la vita capì che quel viso aveva un cuore indurito dal dolore e che per difendersi lo aveva mutato in pietra.

Ci voleva qualcosa che gli arrivasse sin dentro al cuore, qualcosa che lo riscaldasse.

Vedi viso, il tuo cuore si è indurito, perché troppo ferito e smarrito, perciò oggi vorrei farti un invito.

Un invito? Di che si tratta!

Disse il viso.

Vorrei affidarti un seme, te ne occuperesti?

Non so se ne sarò capace.

Disse il viso.

Ma vedi devi solo portarlo in grembo crescerà da solo, tu dovresti ospitarlo per un breve tratto, gli farai da incubatrice e lui nel frattempo ti riscalderà il cuore.

Il viso senza sorriso, accettò e la vita gli affidò un seme. Il viso lo depositò proprio vicino al suo cuore, e il cuore nel vedere quel piccolo seme germogliare giorno dopo giorno prese a spogliarsi dai mille scudi che aveva indossato lungo il cammino di una vita, in fondo non avrebbe potuto abbracciare quel piccolo essere bisognoso di calore se fosse rimasto prigioniero del gelo.


E fu così che quel giorno un viso senza sorriso, trovò un motivo per sorridere davvero, improvvisamente il gelo che lo imprigionava prese a sciogliersi alla luce di una nuova vita, che gli cresceva in seno, e quando il piccolo emise il suo primo vagito, il viso senza sorriso si accese di una luce incommensurabile. La stessa luce che accende un fiore quando sboccia, che vive nel sorriso dei bambini, che accende il canto dei delfini, la luce dell’amore.

La vita trova sempre una strada per accendere il sorriso del tuo cuore, accettane l’invito.

lunedì 27 ottobre 2008

Newsletter del 26 ottobre 2008 - E' tempo di vivere

Grande è l’uomo,
che del suo essere grande non ne farà scorgere montagna
scorre sotterraneo il fiume che fa la terra fertile.
L’ego è quel mostro che si mette in mostra.

Leggi gli EGOAFORISMI


Favole Fresche


Quel che è
Vedi la vita è quel cammino fatto tra “quel che è stato” e “quel che sarà”, ma troppo spesso ci dimentichiamo di guardare a “quel che è”. Questo luogo è “quel che è”.


Un raggio di sole

Vedi la vita ha bisogno di esempi ed io di tanto in tanto mando i miei raggi per indicare la strada.

continua…


Fa bene e scordati, fa male e pensaci

Non devi essere tu a ricordarti del bene fatto, perché ogni azione che avrai compiuta con la mano del cuore, sarà automaticamente accreditata al tuo tesoro in terra, che tu lo possa ricordare o meno, le tue gesta di cuore non andranno mai perse, ricordalo.

continua…


LAURA MEDEI

artista e illustratrice


E’ Tempo

ASCOLTIAMO AQUILA SENZA NIDO

CLIKKA SULL’AQUILA

La consapevolezza della necessità di cambiamento è ben impiantata nella coscienza di molti. Ora la visione è pronta e può essere piantata affinchè possa germogliare e compiersi.
Si tracciano le rotte del Nuovo Paradigma dove ciascuno per parte sua può essere un protagonista Responsabile nello scrivere la trama del Grande Cambiamento.


LEGGI ONLINE

VIANDANTE NEL CUORE

Una raccolta di aforismi di che ricorda le opere di Coelho, mantenendo, però, un’originalità e una forma propria. Non si può non sentirsi in qualche modo i diretti interessati o i destinatari di un messaggio. Ogni lettore leggerà in questo piccolo libro anche le proprie esperienze, il proprio dolore, la propria felicità. Ogni pagina racchiude armonia e sentimento quasi come se a scriverla, una dopo l’altra, fossero state le mani di un angelo. La scrittrice riesce ad affidare al lettore un messaggio ben preciso in ogni suo aforisma. Elaborando queste definizioni e trasformandole in piccole parabole, Cleonice Parisi ci accompagna nel nostro cammino di vita, con il cuore perché ognuno di noi è un “Viandante nel cuore”. Un piccolo libro che regala una grande gioia.

Acquistalo


SIDDHARTA di Phil Ethasimon

Hai cercato Iddio
nel deserto dei libri.

Hai viaggiato
per mari e monti.

Hai assaporato il potere,
la ricchezza e la poverta’.

Ti eri illuso di averlo trovato.

Ma or la delusione,
del vuoto che riempie la tua anima.

La piu’ travolgente depressione!

L’inferno!

Il fuoco,
che dovrai attraversare.

Ne uscirai indenne
se il Cuore e’ con te,
e se accetterai
l’aiuto della Ragione.

Se saprai conciliare
Beatrice e Virgilio.

Ed allor il vuoto
lo riempirai al piu’ presto.

Scoprirai
e getterai le maschere
che credevi di non avere.

Quando la caverna del tuo essere
sara’ interamente svuotata
da credenze
e opinioni personali.

Frutti di terreni coltivati
e mietuti da altri
che tu hai fatto tuoi.

Ne’ narcisismo,
ne’ senso di potere,
o affermazione di se’.

Guai all’ orgoglio!
Il vero demone
che ostacola il cammino
nella strada della consapevolezza,
verso la comprensione del Reale.

Il tuo vuoto
dovra’ essere realmente vuoto.E sara’ allora che il vuoto
si riempira’ di un nuovo
e sconosciuto sentire,
che ti innalzera’
al di sopra di ogni cosa conosciuta
e vedrai ….

Crocifiggerai la tua personalita’,
gusterai la paura e la morte!

Ma resusciterai
e sara’ allora che vedrai!

Si!!

Vedrai l’immagine di Te stesso
riflesso negli occhi di un bambino.

Ogni uomo
sara’ il tuo gemello,
ed imparerai che
Iddio alberga
all’interno di una albero,
nel cinguettio di un passero,
nello sguardo affascinante di una donna.

Nella tua compagna brontolona
che non ti da tregua,
realizzarei che Dio ti istruisce
per sviluppare
la qualita’ della pazienza.

E quando non sara’ piu’ uno sforzo,
non piu’ scimmiotterai,
non piu’ reciterai il tuo ideale,
l’Amore penetrera’ realmente
all’interno della caverna
del tuo essere divenuto vuoto.

Sara’ allor
che ti alzerai alle due di notte
vivendone intensamente l’ora.

E paradossalmente,
nell’istante di quel momento,
non vedrai l’ora che si fara’ giorno,
per Creare ed Amare,
per viver altri momenti.

Cosi’ sentirai anche
l’ impeto di una forza straordinaria
che ti sollevera’ da terra
e di quell’ora meravigliosa della notte,
non ne vorrai la fine!



1
Non esistono uomini liberi, ma solo brutte copie di uomini
che credono di essere liberi.

2
L’uomo guarda le stelle e ne rimane attratto, perché
tutte le stelle; sono dentro di lui.

3
Chi ha cuore possiede le lacrime per sciogliere
il Mondo.

4
Nasciamo nudi, trasparenti, e puri. Poi qualcuno
ci mette addosso i suoi vestiti sporchi, e non siamo
più noi stessi.

5
Non sono i pazzi a fare le guerre, ma gli uomini normali
che seguono i pazzi.

6
Il terzo millennio sta per iniziare, non sporchiamolo con la nostra millenaria idiozia!

7
La politica é l’arte del dialogo tra Mercanti d’Arte.

8
La gente va allo stadio, non per vedere la partita,
ma per sentirsi viva per novanta minuti.

9
L’Uomo sceglie sempre per sé i Barabba, perché Cristo é l’uomo irraggiungibile.

10
Gli artisti e i poeti vivono nel futuro, per non impazzire
nel loro presente.

11
Gli adulti devono ammettere pubblicamente la loro sconfitta,
la loro disfatta, e lasciare che i giovani prendano finalmente
il loro posto.

12
La pena di morte é l’ultimo atto crudele di un mondo
che uccide i sensi alla vita che nasce. Poi, si scandalizza,
inorridisce quando la vita pazza fa a pezzi il mondo.

13
La saggezza non sta nelle parole, ma nel cuore di
chi le pronuncia.

14
La grande arte del comico, é far ridere a crepapelle
lo spettatore dicendogli ironicamente la verità.

15
L¹uomo saggio é un lago di parole calme e tranquille.
L’uomo stupido é un fiume di parole inutili.

16
Il fine ultimo dell’attore é rivivere l’immensità di emozioni
dimenticate sulla soglia di questo teatro.

17
La realtà risveglia l’essere che sta volando nella fantasia,
nell’immaginazione e nei sogni della notte, e lo riporta con
le prime luci dell’alba di nuovo a camminare.

18
Se si guarda con gli occhi della mente la nostra confusione
arriverà fino alla pazzia. Se guardiamo con gli occhi della vita
ci accorgeremmo che ogni cosa che noi vediamo, é una sola
immagine che ci guarda negli occhi.


E’ inutile nasconderselo la sensibilità umana sta emergendo, le cortecce aride che imprigionavano i cuori stanno germogliando Amore, è giunto il tempo di diventare artefici della nostra esistenza, è giunto il tempo di rendere viva la vita, insieme verso un mondo Buono a partire da te.

Cleonice Parisi

Partecipa anche tu al Concorso Surrentum

sabato 25 ottobre 2008

Un raggio di Sole - Favola

Un raggio di Sole


Le stelle tutte erano in abito da sera, la Luna quella sera aveva un annuncio da fare.

Figlie mie, tra di voi c’è una stella che non è tale, vi prego sfilate tutte mostrandomi il vostro cuore.

Le stelle che erano tali per essersi distinte in amore, comprensione e luce, e a quella affermazione si sentirono offese, solo una stella non accusò il colpo, e con un veloce scatto fu la prima a giungere al cospetto della Luna:

Luna eccomi, ti offro il mio cuore possa la luce del tuo sguardo carpirne l’origine.

La luna allungò la sua mano nel raccogliere quel cuore cristallino e pulito, e lo immerse nel suo, passarono solo pochi istanti e il cuore fu di nuovo nella stella.

La luna restò muta per alcuni minuti destando grande stupore tra le stelle tutte che erano rimaste a osservare. E poi disse:

Stella ma tu non sai da dove provieni?

Madre sono figlia della notte come le mie sorelle, io non so altro.

Tu non appartieni a questo cielo, ho visto il tuo cuore e tu sei diversa dalle altre stelle.

Il tono di voce della luna era strano, e la stella si intristì arretrando nel calare il capo.
Poi la luna si ritirò dietro il manto scuro della notte per riflettere, e il silenzio calò tra le stelle. Quando ne uscì aveva un sorriso ampio ed immenso ad accenderle il viso, si avvicinò alla stella e disse:

Tu non appartieni a questo cielo cara, tu vieni da un altro posto.

Cosa vuoi dire madre, io sono una stella come le altre.

No cara tu sei un raggio del sole.

Ti sbagli madre guardami sono una stella.

Disse piangendo disperata la stella. La Luna la prese tra le braccia e la cullò, come solo una madre amorevole sa fare, e la stella nel tenero abbraccio di quella che credeva la sua mamma si tranquillizzò all’istante.

Cara, tu non sei mia figlia tu appartieni al Sole.

Continuò a dire la Luna.

Madre ma allora io cosa sarei e cosa ci faccio qui in questo cielo.

Tu vieni dal Sole, sei qui per portare la sua luce.

E fu in quell’istante che il Sole apparve nel cielo, luminoso e possente, chiamandola per nome, e solo in quell’istante la stella ricordò e correndogli incontro disse:

Padre eccomi!

Le stelle tutte sorprese e ammirate presero a dire:

Ma allora è un raggio di sole non è una stella, io te lo avevo detto brillava di luce propria, aveva qualcosa dentro, noi siamo luce riflessa, lei il sole lo aveva dentro.

Intanto la stella era al cospetto del Sole e lo ascoltava:

Vedi la vita ha bisogno di esempi ed io di tanto in tanto mando i miei raggi per indicare la strada.

Capisco, ma io ho sempre creduto d’essere una stella.

Per essere di esempio era necessario che lo credessi, ma ora non è più importante sei arrivata dove dovevi essere.

Ed ora?

Ora? Si semplicemente te stessa…non servirà niente altro, si semplicemente te.

Le ultime parole del Sole presero a riecheggiare per l’universo mentre la sua luce si allontanava:

SI SEMPLICEMENTE TE STESSA

E la stella tornò nel cielo della notte, per essere semplicemente se stessa, un raggio di sole.

Fa bene e scordati. fa male e pensaci - Favola

Fa bene e scordati, fa male e pensaci

Fa bene e scordati, fa male e pensaci.

Disse un vecchio corvo ad una leggiadra farfalla che appuntava su un taccuino l’ennensima buona azione fatta al prossimo.

Che vuoi dire corvo, io faccio del bene a tanti, che ormai neppure lo ricordo più, perciò uso questo taccuino come memoria.

Non devi essere tu a ricordarti del bene fatto, perché ogni azione che avrai compiuta con la mano del cuore, sarà automaticamente accreditata al tuo tesoro in terra, che tu lo possa ricordare o meno, le tue gesta di cuore non andranno mai perse, ricordalo.

Davvero? Allora se mi metto ad aiutare tutti, presto diventerò straricca, milionaria!!!

No, cara ed ingenua farfallina, hai male interpretato il mio parlare, il tesoro che andrai ad accumulare non lo vedrai monetizzato, perché la vita ripaga con la stessa moneta. La vita ripaga con la vita.

Cosa intendi?

Sorrisi, gioia, saggezza, lungimiranza questi sono i tesori della vita, ma se non saprai dove cercare il tuo tesoro rischierai di non scorgerlo.

Bene ho capito, allora mi metterò ad aiutare tutti così avrò accumulato un tesoro tale da vivere per sempre felice e contenta e soprattutto saggia.

Ma tu sei proprio sicura che le tue buone azioni siano il frutto del cuore e non della mente? La mente è una chiara tavola agli occhi del cielo, che tu abbia o meno mutato il pensiero in parola.

Corvo io sono una farfalla e lavoro per guadagnarmi un posto nel paradiso delle farfalle.

Il paradiso delle farfalle? Che posto è…non mi risulta!

Disse il corvo incespugliando le folte sopracciglia.

Il paradiso delle farfalle, dove tutto è luce e gioia, dove i prati sono colorati e i fiori campanule colme di rugiada che disseta, dove il giorno non cede mai il passo alla notte.

Farfallina questo posto che tu dici esiste, ma non è lontano dal cielo in cui ora voli, la vita è paradiso e inferno. La vita è l’unico luogo nel quale dovrai dare e ricevere, nell’operare come operi saresti come un contadino distratto che semina e poi non segue la sua terra e soprattutto non ne raccoglie i frutti.

Semina pure buone azioni in terra e cerca poi il paradiso nello stesso luogo in cui operi è qui il sorriso e qui il pianto. Vivi di quello che ora ti è noto, il domani non è nostro e tu già fai progetti.

La farfalla ascoltava con attenzione le parole del corvo, ed improvvisamente si vergognò profondamente del suo taccuino delle buone azioni, volò sino al mare e lo gettò nelle sue profondità.

Poi tornò dal corvo e disse:

Corvo non so se sono state le tue parole, o semplicemente perché era giunto il momento di capire, ma da oggi opererò per il bene cercando la mia vita attraverso la vita, perché ho capito che il paradiso e l’inferno sono qui, dipende tutto da noi.

Ma ora toglimi una curiosità, inizialmente mi hai detto:

Fai bene e scordati e fai male e pensaci!

Nel secondo caso quando si fa del male al prossimo, cosa accade?

Semplice le buone azioni arricchiscono il tuo tesoro, ma le cattive azioni lo depredano di ogni cosa. Le cattive azioni sono come una ferita grondante nel corpo spirituale di chi le compie, che lentamente si troverà dissanguato. L’uomo senza cuore, è un manichino arido che secca ogni cosa, ma soprattutto inaridirà la sua essenza spegnendola. Ma non è il caso tuo farfalla cara, tu hai scelto la strada dell’amore perseguila e non te ne pentirai mai, costruisci il tuo paradiso. Fai bene e scordati, tanto la vita non dimentica.

venerdì 24 ottobre 2008

Gli egoaforismi

Grande è l’uomo,
che del suo essere grande non ne farà scorgere montagna
scorre sotterraneo il fiume che fa la terra fertile.
L’ego è quel mostro che si mette in mostra.



L’ego è quella vetrina
in cui ci si svende
per guardagnar stima.


Ego e saccenza
dell’uomo
ne sanciscono l’incompetenza.

Rabbia e Ragione
sono dell’uomo perso
la prigione.

Chi si è trovato
nel raccoglier meriti
non perde fiato.


mercoledì 22 ottobre 2008

"Quel che è" - Favola

“Quel che è”

Un povero mendicante camminava per la strada guardando mesto le vetrine a festa, di lì a pochi giorni sarebbe arrivato il Natale, occasione di festa e gaudio per tutti, ma per lui uomo solo e stanco, era il periodo più triste dell’anno, quello in cui la solitudine diventava una punta affilata pronta a trafiggergli il cuore.

Non desiderava ormai più niente dalla vita, se non il tanto che gli permettesse di sopravvivere, un tozzo di pane gli era più che sufficiente, e mentre cercava l’elemosina come tutti i santi giorni per poter soddisfare la sua fame, un uomo dai lineamenti perfetti, elegante nel porsi e curatissimo nel vestiario lo avvicinò dicendo:

Vieni con me vorrei mostrarti qualcosa.

Il mendicante aveva a malapena la forza di sollevarsi da quell’angolo di strada, ma era talmente affamato che sarebbe andato ovunque, anche in capo al mondo, pur di mettere qualcosa sotto ai denti.

Seguì lentamente quell’uomo ben vestito, sino ad una enorme carrozza, dove fu invitato a salire, e non appena il bel signore si fu accomodato al suo fianco la carrozza partì.

Il mendicante sentiva i morsi della fame confondergli la mente, e con occhi annebbiati osservava l’uomo artefice di quella strana proposta.

E fu allora che gli disse:

Gentil’uomo non chiedo niente di più che un tozzo di pane, per calmare i crampi che mi percuotono lo stomaco.

Ma l’uomo l’osservava senza proferir parola.

E il mendicante continuò:

Dove mi conduce codesta lussuosa carrozza?

Non ebbe neppure finito di parlare che la carrozza frenò bruscamente, i cavalli nitrirono all’unisono, colpa delle briglie che erano state tirate con molta forza, l’uomo elegante scese per primo e nel mantenere lo sportello aperto, fece segno al mendicante di scendere.

L’ uomo scese a fatica da quel veicolo e quando ebbe messo entrambi i piedi in terra, vide che non si era spostato di un passo dal luogo in cui era stato raccolto. Confuso più che mai, guardò il gentiluomo dicendo:

Non capisco, è lo stesso posto da dove siamo partiti eppure ho sentito nitidamente la carrozza partire, i cavalli correre e fermarsi, eppure siamo di nuovo qui, nello stesso identico luogo.

No buon uomo, rispose il bel signore, non siamo nello stesso identico luogo, siamo nel presente, e tu eri fermo nel passato. Vedi la vita è quel cammino fatto tra “quel che è stato” e “quel che sarà”, ma troppo spesso ci dimentichiamo di guardare a “quel che è”.

Questo luogo è “quel che è”.

Restare legato a quel che eri ti ha reso insopportabile vivere il tuo presente, non immagini invece quanto tu sia prossimo al tuo divenire di luce.

Il povero mendicate…guardava l’uomo con comprensione, era elegante, intelligente, colto, danaroso, forse voleva solo provare un emozione diversa, quella di prendere in giro un poveraccio. Ebbene se quello era stato il suo intento gli era riuscito pienamente, e pieno di sconforto disse:

Buon uomo, chiedevo solo un pezzo di pane…non un sermone filosofico, vi ringrazio comunque, complimenti per la carrozza, la vostra eleganza e l’evidente ricchezza.

Detto ciò fece per andare via.

Mendicante, io sono te!

Disse il bel signore. Il mendicante si fermò di scatto a quelle parole, e girandosi indietro prese ad osservare meglio il volto dell’uomo, e come se la vista gli fosse ritornata improvvisamente nitida, vi scorse i suoi lineamenti..

Come può essere!

Disse pieno di meraviglia.

Che tu sia me, guardami come sono ridotto, mi manca tutto, anche il necessario, mentre tu sei…

Non ti manca il necessario, ma ti è mancato, oggi non sei quel che eri…sono venuto a prenderti per portarti nel tuo presente, il passato era la tua prigione.

Il mendicante era stranito, tornò al suo angolo di strada, dove era solito chiedere la carità, le persone erano intente negli ultimi acquisti di Natale, ma nonostante la freneticità del momento tutti nel passare lo ossequiavano in segno di grande rispetto.

Il mendicante, fece per guardarsi riflesso in una delle tante vetrine e si vide vestito in modo impeccabile, con bombetta, guanti bianchi e bastone in vernice nera.

Una voce lo chiamò:

Signore la carrozza è pronta.

E l’uomo con passo spedito si diresse sino alla sua carrozza.

Partiamo?

Disse il cocchiere.

E l’uomo che ormai viveva il suo presente disse sorridente:

Si avanti, destinazione paradiso, ops… futuro.

La vita è quel cammino fatto tra “quel che è stato” e “quel che sarà”, ma troppo spesso ci dimentichiamo di guardare a “quel che è”.