martedì 23 settembre 2008

La Musa del Vento - Favola


La Musa del Vento


Capitolo chiuso disse il topo alla farfalla!

Capitolo chiuso disse la farfalla alla pietra!

Capitolo chiuso disse la pietra alla luna!

Capitolo chiuso gridava il creato al fato, e il fato sentendosi nominato scese al creato.

Chi mi ha nominato?

Chiese il fato.

Io !

Rispose il creato.

Di quale reato sarei accusato?

Di alcun reato ti si accusa, e la Musa dei Venti che ha semplicemente visto finere i suoi tormenti.

Fa che io possa scorger colei di cui tu parli.

Disse il Fato. Il creato aprì la radura e tra canti e balli la Musa dei Venti salutava i suoi tormenti.

E’ bella la Voglio!

Disse il Fato.

E me la prendo! La comprerò da suo padre il Vento.

Dal Vento il Fato si trasse :

Chiedi quel che più ti aggrada ma io voglio quella Fata.

Il vento che era intento in altro tormento, si girò verso il Fato e lo guardò con fare ingrato.

Non è una Fata è una mia Musa, e nessuna delle mie muse è in vendita.

Il Fato rise a crepapelle e mentre era ancora scosso dai singhizzi delle risate disse:

Vecchio Vento, voglio che mi appartenga e tu lo sai quando il Fato vuole qualcosa se lo prende!

Detto ciò uscì con passo deciso, sbattendo la porta con furore. Il Vento fu preso dal terrore le parole del Fato ne dipingevano il suo fare ingrato:

Che la Musa del Vento venga condotta al mio cospetto!

Gridò, e mille rufoli di vento girarono nella foresta per avvisare la musa dell’invito, ma non la trovarono più era svanita nel nulla. Il Vento in persona, informato, si alzò terribile ed impietoso e prese a spazzare via ogni cosa, gridando il nome della sua musa, entrando in ogni luogo ma la musa non era da nessuna parte.

Fu stavolta il Vento scortato dal suo esercito ad andare a bussare alla porta del Fato, e quando ebbe messo piede nel suo reame vide la sua musa seduta tra le fate.

Cosa le hai fatto maledetto, è una delle mie figlie tu non potevi prenderla!

Ho solo preso quel che ormai non ti apparteneva più.

Rispose il Fato con voce roboante. Il Vento allungò le sue grandi mani per riprendere la Musa dei Venti, ma il Fato gli schierò contro il suo immenso esercito.

Vuoi combattere per una musa? Mi sembra che tu te la sia presa troppo per una semplice musa! Il tuo reame ne conta milioni, perché proprio di questa non te fai le ragioni?

Il Vento fermò con una mano il suo esercito, e prese a guardare la musa, ora era felice e piena di luce. E poi disse:

Per me era il sorriso, per me era sollievo la sua luce, ha allietato il mio cuore, a me quella musa è cara!

Disse il Vento mentre due lacrime presero a solcargli il viso.

La fata ascoltò nel cuore le lacrime di suo padre il Vento ed impulsivamente accorse ad asciugarglierle, ma quando nel volo gli fu vicina e con la sua piccolissima manina tentò di raccoglierne le lacrime, il Vento con un soffio la lanciò lontana.

Ha ragione il Fato, figlia mia qui c’è la luce che ti dimora nel cuore, è questa la tua nuova casa, il Vento è stato quel tormento che ha portato la tua natura a compimento, ma già quando mi fosti affidata tu provenivi dalle mani di una fata.

E fu in quel momento che la sala si inondò di luce, il silenzio avvolse ogni cosa e una fata di inenarrabile splendore prese a scivolare leggiadra, prendendo tra le braccia la piccola fata:

Caro Vento, vedo che ancora ti ricordi di me. Ti affidai mia figlia affinchè ne maturassi il suo lucente cammino, ora è tempo che torni a casa. Ti sarò grata in eterno per il magnifico lavoro da te fatto.

Il Vento sentì il suo cuore pervaso da un immenso rispetto, s’inchinò al cospetto della Fata Madre, e disse:

Mia Signora tua figlia è un vanto per il Vento, io ne sono oltremodo contento, te la restituisco e con essa il mio immenso ed incondizionato inchino al tuo divino cammino.

Il Vento arretrò silenzioso dalla sala gremita di Fate, e la Fata madre accolse sua figlia accendendo per lei le luci di una vita felice.

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