martedì 14 ottobre 2008

Vi mando come pecore in mezzo ai lupi - Favola

Vi mando come pecore in mezzo ai lupi

Racconto tratto dal libro La piccola Voce

La pecorella belava impaurita, quel posto era tanto grande e buio, e la paura le attanagliava il cuore. Il suo vello candido era come un faro luminoso in quella buia notte, e la luce delle stelle, corona di una splendida luna, ne metteva maggiormente in risalto il candore.

Nel giro di pochi istanti il pauroso silenzio di quel luogo venne travolto da un rabbioso digrignare di denti: erano dei famelici lupi che l’avevano circondata. La pecorella presa dal terrore incominciò a correre attraverso l’oscurità di quel luogo, i suoi passi veloci tagliavano il buio della notte senza alcuna meta certa. Un profondo e oscuro burrone attendeva impaziente la sua preda inconsapevole, e la piccola pecorella vi cadde senza emettere alcun suono. L’orrore di quel momento le aveva stretto a nodo il respiro. Cadde con un tonfo sordo nella scura e umida terra, che attutì la sua caduta salvandola dalla morte. Il suo candido manto s’impregnò di un pulviscolo scuro e maleodorante, ma la piccola pecora ringraziò il nero abisso che l’aveva accolta sottraendola ad una fine certa per bocca dei lupi.

La luna faceva bella mostra della sue luminose rotondità, e la pecorella con gli occhi ancora sbarrati dalla paura l’ammirava estasiata; a pochi passi da lei una pozzanghera d’acqua ne tratteneva l’eterea immagine. La piccola pecora si avvicinò per vederla meglio, ma rimase stupita nel vedere che, tutta bagnata e sporca di fango, assomigliava in modo impressionante a quei tremendi lupi che l’avevano terrorizzata.

Delle pecore si è sempre detto che siano poco scaltre, ma questa in particolare fece del suo disagio una fortuna: così conciata risalì il burrone che l’aveva salvata e con grossa fatica, una volta giunta in cima, si confuse nella comunità di lupi che dimorava poco distante dal precipizio. Nessuno si accorse che fosse una pecora travestita e fu accolta con molta familiarità da tutti.

In quel tempo che trascorse con i lupi, la pecorella ebbe modo di guardare da vicino ogni elemento di questa famelica comunità: in ognuno di loro scorse i tratti di una pecora, e si rese conto che la tanto temuta comunità di lupi altro non era che un gregge di pecore sporche.

Un giorno speciale in cui il sole non apparve a illuminare a giorno il mondo, la pecora chiese consiglio alla luna dicendo:

- La paura sporca il manto candido di coloro che nascono destinati alla luce. Essi per poter sopravvivere si travestono da lupi, e come tali camminano lungo la loro vita, dimenticando del tutto la loro origine, tanto da sentirsi davvero dei lupi.

- Anche io ho percorso lo stesso loro cammino, ma ricordo ancora la mia reale natura, ho dovuto adottare tale travestimento affinché non mi sbranassero. Tu che sei la madre delle madri, pregna di luce e saggezza dai a tua figlia una risposta e aiutali.

Una luce candida si diffuse attorno a quel piccolo e sporco “lupo”, e una tenera e amorevole voce disse:

- Tranquilla, niente di ciò che accade è male, essi devono abbattere le barriere della paura in un unico modo, vivendola. Solo chi ha provato la stretta morsa del terrore può poi riconoscerne i suoi malefici tratti, solo chi ha provocato dolore potrà poi sentire le stimmate profonde dilaniargli l’anima. Solo questi esseri superiori e provati dalla vita potranno liberarsi dalle catene del dolore dato e ricevuto, comprendendo d’essere un solo e unico essere, ma per far sì che ciò avvenga essi dovranno abbattere tutte le barriere della non conoscenza e del non amore verso se stessi e gli altri, e un giorno non lontano vedranno quella luce che da sempre attendono.

- Madre ti prego, fa’ che quel giorno giunga presto, è troppo il dolore di questo mondo, e la paura attanaglia sempre di più le loro speranze. Possa la tua luce lavare via lo sporco di ogni manto, affinché si riconoscano esseri candidi e non sporchi e famelici lupi.

La luna, impietosita dalle lacrime della sua piccola pecora, disse:

- Figlia mia, le tue parole hanno saputo toccare la pietà del mio cuore, voglia questa piccola comunità unirsi alla luce, ma affinché ciò accada essi dovranno prima riconoscersi come esseri di luce e quel giorno potranno vivere davvero la vita.

Due grosse nuvole dorate si addensarono sul capo dell’inconsapevole gregge, e una pioggia lenitrice e purificatrice scese a lavare lo sporco che la paura aveva lasciato. Quando anche l’ultima goccia fu scesa, apparve il sole ad asciugare e riscaldare il popolo. Essi furono dapprima abbagliati dai suoi caldi e accecanti raggi, poi lentamente incominciarono a riconoscere le loro vere sembianze. Compresero allora la loro origine: erano tutte pecore candide e splendenti.

Ancorqa confuse per la rivelazione, la piccola pecorella li chiamò a sé dicendo “seguitemi!” e conducendoli sino a un lago poco distante, dove il sole si specchiava sontuoso. Tutto il gregge si dispose in cerchio occupando la circonferenza del grande lago. La luce del sole non permetteva a nessuno di vedersi riflesso nello specchio d’acqua, poi divenne improvvisamente tollerabile e le pecore specchiandosi nel lago non videro più riflessa la loro immagine, ma solo quella, sontuosa, del sole. Con sguardo interrogativo si rivolsero alla piccola pecora la quale disse:

- Possiate oggi ritornare all’energia che vi ha creato, non siete come sempre avete creduto creature individualmente separate, ma un unico essere che sta imparando ad amarsi. Ognuno di noi appartiene al grande corpo di questo essere che sta per nascere, ma affinché esso possa crescere sano tutti dobbiamo ritornare consapevoli a lui, fonte creatrice. A voi che siete giunte sin qui, sia data la gioia di poter vivere sotto uno stesso sole, riconoscendo la vostra divina natura, e divenendo voi stesse strada per coloro che ancora non vedono la verità. Ora che sapete andate, e portate alla luce altri fratelli affinché il corpo possa avere completezza.

Un gruppo di pecore corse per le vie del mondo ad annunciare quella buona novella, e prima tra esse la piccola pecora.

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