venerdì 17 ottobre 2008

Un anima in pena - Favola

Un anima in pena

Un anima in pena trascinava la sua pesante catena, nel camminare attraverso gli oscuri sentieri di un luogo che non le concedeva sosta e neppure speranze.

Buongiorno!

Disse una voce squillante e allegra, all’anima in pena, che sorrise mesta a quel saluto.

Dici buongiorno, ma di buono io non scorgo nulla, la luce poi…lasciamo perdere. Non vedi come è intensa e nera la notte? Ma tu piuttosto cosa sei io non distinguo le tue forme.

Mi presento: Io sono un uccello del paradiso.

Piacere, io sono un anima in pena…e trascino con dolore la mia catena.

Tu un anima in pena? Forse volevi dire un anima in piena! Vedi che tu non Vedi?

Si è vero non vedo, però ora togliti dai piedi, perché davvero non vedo dove dirigere il passo, pertanto spostati potrei calpestarti.

Ma scusa non vuoi sapere niente da me, ti appare un uccello del paradiso e tu neppure lo degni di attenzione, ma lo sai che sei proprio un bel tipo?

Non sono un bel tipo sono un anima in pena come devo dirtelo, e pertanto non posso perdere tempo col tuo ciarlare allegro e spensierato, ho un catena da trascinare.

Visto che non mi presti attenzione bloccherò la tua evoluzione!

Figurati!!! Fa quello che vuoi, non mi importa, anzi se proprio vuoi fare qualcosa per me, fa che non sia mai nata.

L’anima in pena era talmente stanca e demoralizzata, che aveva chiesto all’uccello del paradiso di non essere mai nata, e l’uccello l’accontentò:

Ok non sei mai nata, ora come ti senti?

L’anima in pena si guardò attorno e continuò a vedere il buio della notte.

Che scherzi sono questi, non sono nata e sempre nella notte cupa mi trovo? Ma la luce questa benedetta luce dov’è che la tenete nascosta, cosa devo fare per avere un po’ di luce? Nasci e brancoli nel buio, e non nasci e brancoli nello stesso buio! Ma allora? A che gioco giochiamo???

Se tu sapessi anima in pena quanta speranza riponiamo in voi e nelle vostre prodezze, faresti corona delle tue amarezze. La vita è unica, e nel nascere vi viene affidata una missione quella di illuminarvi. Quanto siete preziosi, quanto siete unici e meravigliosi.

Noi unici, preziosi, meravigliosi?

Si è anche di più…cara anima in pena, vorrei tanto poterti alleggerire dalla catena che porti, ma non posso che mostrarti la luce di un domani diverso e il sentiero da percorrere, a quella luce devi arrivarci tu con i tuoi piedi.

Ma perché? Se siamo unici preziosi e meravigliosi, la luce non c’è la date subito?

Perché noi sappiamo chi e cosa siete, e dovrete arrivare a capirlo anche voi, ad amarvi e a considerarvi unici preziosi e meravigliosi, per voi stessi e gli uni per gli altri, solo quel giorno l’essere unico vedrà la luce. La vita è unica.

Prova ad immaginare un uomo, i suoi occhi, i suoi capelli, insomma le sue cellule esteriori, immaginato?

Certo!

Sai bene che un uomo non è solo quello che tangibilmente appare, ma è anche quello che non è visibile, sangue, cuore, fegato, milza?

Certo è chiaro, chiarissimo, chi è che non lo sa!

Ebbene, cara anima in pena, tu altro non sei che una cellula visibile di quell’essere unico, composto dal tangibile e dal non tangibile. Desiderare di morire o di non esistere non è la soluzione, la soluzione è nell’accettare la propria missione di vita, portare l’Essere alla luce della sua comprensione.

Ma se Dio è amore, luce, comprensione e perfezione, e noi siamo un Essere in cammino verso l’Amore pertanto incompleti, i conti non mi tornano, noi cosa siamo?

Voi siete il figlio.

L’anima in pena si accese a quella rivelazione dicendo:

Ora capisco! Riportami a casa, ho due o tre cose da dire…

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