lunedì 3 novembre 2008

La felicità non si compra - Favola

La felicità non si compra

Un uomo dopo anni e anni di fatiche, aveva terminato di costruire la propria dimora. I suoi esigui mezzi lo avevano costretto a raccogliere materiale un po’ dappertutto adattandolo alle sue esigenze. Aveva sollevato e trasportato a mani nude pesantissimi massi, e con sacrificio tirato su parete dopo parere, ma sul finire il risultato fu talmente misero da stringergli il cuore nel petto.

Le mani ferite e doloranti, la schiena spezzata nell’aver trascinato massi su massi, e dopo tanti sacrifici la casa appariva rozza, spoglia, misera.

Senza parole si sedette su un masso proprio di fronte a quella che considerava la sua ennesima sconfitta, interrogandosi:

Avresti potuto usare un altro tipo di pietra invece di quella che hai usato?

E laddove era nata la domanda giunse anche la risposta:

Ma del resto non avevo altra possibilità, che usare i massi trovati per strada, non possedevo denaro per acquistare materiale di prima scelta.

E poi continuò nel chiedersi:

L’avresti potuta fare più grande?

E allo stesso tempo si rispose:

Del resto era quello il suolo che mi apparteneva, per farla più grande avrei dovuto appropriarmi di appezzamenti non miei.

Preso da profondo sconforto l’uomo si addormentò seduto su quel masso e fu durante il sonno che intravide la vera natura della sua dimora.

Aprì gli occhi mentre il sonno lo abbracciava teneramente e vide la casa che aveva costruito con tanto sacrificio, pulsare come un cuore vivo. Ogni muro sembrava palpitare di luce intensa e una musica armoniosa rendeva leggera l’aria tutta intorno.

L’uomo addormentato, andò incontro a quella piccola costruzione e ne ascoltò le parole:

Grazie, il tuo sacrificio, il tuo dolore, hanno reso prezioso ogni millimetro di quel che hai costruito, avresti potuto costruire nel sottrarre al prossimo, ma hai scelto di usare solo quel che ti apparteneva, usando il sudore della tua fronte, ed è per questo motivo che la tua dimora è preziosa perché frutto di un cuore onesto.

L’uomo guardava estasiato la sua costruzione interamente avvolta dalla luce. Ne varcò l’uscio con profondo rispetto e al centro della casa scorse un fiore sospeso tra il pavimento e il soffitto, un fiore luminosissimo. Era quel fiore il fulcro di tutto, non era la casa ad essere viva ma quel fiore a renderla tale.

L’uomo si risvegliò seduto ancora sul masso, la stanchezza accumulata tornò immediatamente a ricordargli una ad una le sue membra doloranti, ma stavolta nel guardare la propria dimora non sentì più il cuore stretto in una morsa di dolore.

Passò di lì un uomo molto ricco, proprietario di appartamenti e appezzamenti di terra, e nel vedere il suo manufatto, gli propose uno scambio:

In cambio di questa dimora ti offro tutto quel che possiedo.

L’uomo restò senza parole a quella proposta e dopo averci riflettuto su disse:

Perché offriresti tutto quel che possiedi per una dimora tanto umile?

Perché in quella casa vi abita la felicità, ed io pur possedendo molto non la possiedo.

Dammela!

Non posso buon uomo, la felicità non vive in quella casa, la felicità è quel fiore che si è schiuso alla luce dell’amore, e seppure accettassi la tua proposta tu compreresti le mura ma non la felicità.

La felicità abita le case, abitate dal cuore. Accenditi di luce e la felicità verrà ad abitare ovunque tu abiti, la felicità non si compra.

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